Sorana di Pescia tra Firenze e Pisa, “posto distinto” nella storia militare

La ricerca di notizie sulla storia del castello di Sorana nella Valleriana o, se si preferisce, nella Svizzera Pesciatina, ha l’inconveniente di presentare tra le carte o in internet, una certa ‘confusione’ fatta da copiatori, writer e/o archivisti nello scambiare il nome del luogo con altri come Soiana (Terricciola nel volterrano), Socana (Castel Focognano di Arezzo), Sovana (Grosseto), Sorano (Grosseto), Soana (Valle, nel Piemonte) o Soragna (Parma). Ovvio dire che il cambio di una sola lettera causa errori imprevisti e anche perdita di tempo, che non è cosa da poco ...
Detto questo, Sorana di Pescia, documentata già nel secolo X e con una chiesa intitolata ai Santi Pietro e Paolo, viene appellata dal Repetti nel Dizionario come “posto distinto” nella storia militare. Infatti fu contesa tra Pisa e Firenze, occupata e persa dalle truppe dell’una e dell’altra città in un periodo che va dal 1330 fino alla pace di Pescia del I settembre 1364. Dopo il quale evento fu assegnata definitivamente a Firenze, come si legge nelle cronache e si vede in una carta scritta da un notaio allora poco più che trentenne, ma che presto sarebbe stato un celebre governante: Coluccio Salutati.

Coluccio Salutati (Stignano, 16 febbraio 1332 – Firenze, 4 maggio 1406).
Originario anch’egli della Valdinievole, fu cancelliere del Comune di Todi (1367-68), notaio degli Anziani della Repubblica di Lucca (1370-71) e soprattutto della Repubblica fiorentina (1375-1406), nella quale veste si occupò di eventi pericolosi come il conflitto contro la Santa Sede (1375-1378), il Tumulto dei Ciompi (1378), la guerra contro Gian Galeazzo Visconti di Milano (1385-1402). Non mancò però anche di applicarsi alla poesia e alle lettere, tanto da essere considerato dai posteri grande umanista e l’erede di Petrarca e di Boccaccio.
La carta in cui Coluccio a Sorana rogò la definitiva consegna della fortificazione fu scritta di sua mano e riporta alla fine: “Ego Coluccius quondam Pieri Colucci de Stignano comunis Buggiani ...”. Nel testo ricorda vari attori del tempo, Giovanni dell'Agnello duca di Pisa, di Lucca e del loro contado, fortezze comprese, e il fatto alle terze calende di settembre 1365 (stile pisano, cioè 1364) “coram me Coluccio notario” e di ser Andrea di ser Conte da Buggiano, volendo dar seguito ai patti della pace, “consignaverunt, dederunt, tradiderunt et cesserunt probo viro Bartholo Cecis” sindaco e nunzio speciale di Firenze … “kastrum roccham atque fortiliciam terre Sorane”, in corporale possessione, tenuta e potestà … “et omne imperium merum mixtum atque gladii potestatem [potere della spada, cioè militare] …”. Seguiva un breve inventario sulla rocca e fortezza e anche sulle sue magagne: si consegnavano “hostia cum clavibus, scale omnes cum solario et tecto atque ballatorio vetere” e si avvertiva che il ballatoio parum ceciderat [era un po’ crollato]. Item una campana magna cum battaglio parum fracto …”.
Furono presenti al rogito come testimoni Gabriello di Simone della cappella di Santa Cristina di Pisa, Guido di Iacobo da Lucca, Riccuccio di Gratino di Lammari e Colo "Pecchie" di San Cristoforo di Chinzica di Pisa.

I castellani
Quando Firenze ottenne il potere militare su Sorana i priori delle Arti e il vessillifero di Giustizia puntualmente mandarono nel luogo per sei mesi i castellani con la famiglia (in genere 4-5 fanti armigeri), e con delle lettere di accompagnamento. I loro nomi compaiono nei documenti superstiti, e sono questi:

– novembre 1338 Iacopo del fu Guido da Firenze
– aprile 1339 Pietro di Salvino di Rittafede
– [marzo-aprile 1340 Puccetto di Ammannato dei Becchenugi]
– settembre 1340 Sandoro di Simone dei Tornaquinci
– [1343-1344 Donnino del fu Lando Donnassi da Lucca]
– giugno 1344 Venturino di Guiduccio da Legri
– marzo 1345 (è 1346) Gentile di Guido da Pulicciano di Valdelsa
– ottobre 1346 Michele di Cione di Maffeo nuovo (5 famigli)
– giugno 1348 Bindo di Giovanni Vecchietti
– aprile 1350 Bernardo di Corso dei Bordoni da Firenze (con 4 fanti armigeri)
– marzo 1366 Mone di Caroso da Vespignano
– settembre 1366 Andrea del fu (illegg.) del comune di Vertina
– marzo 1368 Donato di Francesco Guazza
– [1370 Cecco di Giunta da Empoli]
– gennaio 1371 Matteo di Bernardo (o di Donato) da Firenze.

Un po’ di volgare trecentesco
Nella carta di nomina fatta scrivere a Sorana nel gennaio 1371, dopo la visione delle lettere credenziali dei priori e del vessillifero fornite al nuovo castellano Matteo di Bernardo, giunto con otto armigeri e da far vedere al predecessore, Cecco di Giunta da Empoli, una parte del contenuto è in volgare. Si trascrive:

[...] Viene chostà Mattheo Donati [sic] nostro cittadino al quale abbiamo dato in guardia per sei mesi la fortezza di Sorana, ove ora tu sei per lo nostro comune, per intrarvi dentro cho’ fanti a llui deputati perché voglamo che tu il metti dentro. E assignatoli le chiavi e lle chose e arnesi che vi debbono essere per lo nostro comune per carta. E uscitene tu e fanti. E a llui e alla compagnia lascia la decta fortezza. E poi facto questo te ne vieni a Firenze cho’ tuoi fanti” [...].

Seguono altre note, rigorosamente in latino, sui testimoni ser Tommaso (***) da Castelvecchio (di Valleriana) notaio, Iacopo di Buscione da Villa Basilica e Crudo di Matteo da Sorana. Notaio fu Bandino di Bettino dal castello di Romena del contado fiorentino.

Paola Ircani Menichini, 30 novembre 2023.
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